Durante gli ultimi due
incontri, i giovani universitari del gruppo FUCI Cosenza hanno riflettuto sul
tema della gioia cristiana partendo dall’analisi di uno scritto di Padre Lino
Pedron – religioso e sacerdote della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro
Cuore (dehoniani) – dal titolo: “La gioia cristiana”. La divisione in piccoli
gruppi/laboratorio ha permesso uno studio attento e approfondito analizzando i
vari aspetti che emergevano dal documento.
È difficile in questo tempo e in una società
tanto assopita dalla noia e dall’indifferenza credere di poter vivere nella
gioia perché la si associa ad una mancanza di problemi, ad una stabilità
economica e alla realizzazione della carriera. Il mondo attuale rischia di cadere
in “una tristezza individualistica che scaturisce dal cuore comodo e avaro,
dalla ricerca malata dei piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”, scrive
Papa Francesco. Ma è proprio questo mondo ad essere alla ricerca della vera
gioia e avverte una profonda sete di felicità.
Cos’è la gioia e da cosa nasce? Il tema della
gioia è sempre presente nella Sacra Scrittura. Nell’Antico Testamento il popolo
d’Israele è perseguitato e afflitto da molte tribolazioni eppure non perde la
speranza di una felicità futura perché il suo Dio non lo abbandona: "Stabilirò
la mia dimora in mezzo a voi, e non vi respingerò. Camminerò in mezzo a voi,
sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo. Io sono il Signore vostro Dio, che
vi ho fatto uscire dal paese d’Egitto" (Lv 26,11-12). E ancora: "Non
vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza" (Ne 8,10).
Evidente è la gioia dell’attesa annunziata dai profeti: "Il popolo che
camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra
tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando
si spartisce la preda... Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un
figlio” (Is 9,1-6). Se l’Antico Testamento è preludio alla gioia cristiana, nel
Nuovo la gioia viene dalla presenza viva del Cristo: "Questo vi ho detto
perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11). C’è
la gioia dell’Incarnazione e del Natale Annunziata dall’angelo (Lc 2,10),
scoperta dai pastori (Lc 2, 20) e dai magi (Mt 2,10), manifestata dal vecchio
Simeone e dalla profetessa Anna (Lc 2,25-38). Una gioia che parte dal Natale e
arriva al tempo di Pasqua dove emerge l’atteggiamento gioioso dei discepoli "Ogni
giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa
prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la
simpatia di tutto il popolo" (At 2, 46-47).
Una gioia esplicitata anche dai padri della
chiesa sin dall’antichità: "era pieno di coraggio e allegrezza e il suo
volto splendeva di gioia", scrivono del Vescovo San Policarpo
nell’affrontare il martirio. E ancora, S. Agostino scrive: “la tua gioia
è nel
Signore, egli è sempre con te, e non in una sola stagione; lo hai di notte, lo
hai di giorno... da lui ti verrà sempre la gioia".
Non è dunque l’avere, il possedere, il veder
realizzati i propri progetti a rendere felici ma è dall’incontro con Cristo che
scaturisce la gioia del cristiano e dall’amare e dal sentirsi amati. Come
scrive S. Tommaso d’Aquino: "La gioia è causata dall’amore".
Il padre dehoniano conclude dicendo che “la
gioia è un nostro dovere di uomini e di cristiani. È la testimonianza più
credibile e avvincente. La gioia che emana dal cristiano non può essere un
fatto eccezionale, come un abito che si indossa nelle feste solenni: deve
essere un fatto quotidiano, feriale, perché Dio, nostra gioia, è con noi e
dentro di noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)”.
Jessica Bagalà
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