Anno nuovo, la stessa fame di conoscenza. E’ così che, dopo
le grandi abbuffate delle feste, la Fuci si è puntualmente riunita per
soddisfare ben altro tipo di fame! Il tema, lo stesso con cui a Natale ci
eravamo lasciati facendoci gli auguri: il Giubileo. Stavolta però approfondendo
la parte cristiana, a noi più vicina nel tempo e nel costume.
Il passaggio dal giubileo ebraico-sociale a quello
cristiano-spirituale – continua Padre Luigi – avviene, come detto, nell’anno
1300 quando Bonifacio VIII, spinto da una grande folla timorosa del giorno del
Giudizio e quindi desiderosa di purificazione, decide di concedere l’indulgenza
plenaria a tutti coloro che si fossero recati in pellegrinaggio a Roma.
Per capire questo ed altri fatti l’origine delle parole ci
viene, come al solito, in aiuto. “Indulgenza” deriva dal verbo latino indulgere
(condiscendenza, condono, abolitio). I Romani usavano indulgentia
essenzialmente come “remissio tributi” (remissione di un debito) o “remissio
penae” (remissione di una pena), sempre quindi con accezione materiale.
Inizialmente ai cristiani si richiedeva un severo rigore rispetto
a quanto affermato dalla religione cristiana, rinnegando le loro precedenti
abitudini pagane. Ricordiamo che il Medioevo era anche il periodo del disprezzo
delle cose terrene (“Contemptus mundi”). Coloro che cadevano in tentazione
prendevano il nome
di “rapsi”.
- lapsus (l’errore).
- confessione, si ammetteva la propria colpa non
necessariamente in pubblico ma anche intimamente al vescovo, senza
giustificarsi in nessun modo.
-penitenza, che il peccatore doveva scontare in un dato
lasso di tempo stabilito dal vescovo. Il fedele pentito era in genere rasato in
testa e nel viso, veniva rivestito con umili panni di cilicio, doveva pregare
lontano dagli altri fedeli e partecipare alla messa soltanto fino alla liturgia
della parola. Successivamente si verificava che la penitenza fosse stata
scontata.
Nella dottrina di allora non era il vescovo ad imporre la
penitenza ma il peccatore che a questo richiedeva, come speciale privilegio, di
essere ammesso all’ “ordo penitentium”.
Finalmente c’era la riconciliazione con Dio e con gli
uomini.
L’indulgenza era quindi un modo per riabilitarsi dopo essere
ricaduti nell’errore delle vecchie superstizioni pagane, manifestando anche
fisicamente il proprio percorso di purificazione. Di qui ai giorni nostri.
Si è concluso così un viaggio nella storia antica durato tre
incontri. Ma non è tutto, perché per chiudere in bellezza i fucini, forti di
queste nuove conoscenze, hanno preso con se stessi il solenne impegno di
recarsi ad una delle porte sante della nostra diocesi per vivere in pienezza
l’anno della misericordia!
Francesco Tripaldi
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