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lunedì 3 giugno 2013

Assemblea Regionale 31/05/2013 - Forme di partecipazione Democratica

Ho cercato la via di una democrazia reale, non nominalistica; che voleva mobilitare le energie profonde del nostro popolo e indirizzarle verso uno sviluppo democratico sostanziale dove i cittadini fossero non solo oggetto dell’azione politica ma soggetto consapevole”. Queste le parole di Giuseppe Dossetti, figura di un certo livello politico ed ecclesiale che risuonano ancora in testa, e che hanno dato inizio all’incontro tematico sulla democrazia, in occasione dell'Assemblea Regionale dei FUCI calabresi. La citazione ha rappresentato l'inizio di una discussione tenuta dal Prof. Giorgio Marcello, ricercatore presso il dipartimento si Sociologia e Scienza Politica dell'Università della Calabria.

Dossetti, spiega il Professore, non intendeva la denuncia di un passato, bensì di un presente costituito da una forte incompatibilità tra ascolto della parola, da veri cristiani e impegno politico. Si è creato un abisso profondo tra il progettare nuove idee e il realizzarle. L’Italia non ha acquistato maturità nel dopoguerra e continua a non farlo neanche oggi, in quanto, ci ritroviamo in una società decadente ed inefficiente, dal punto di vista educativo e formativo. Questo il motivo per cui, una personalità come Dossetti degli anni ’90, appare così attuale. 
Urge, come prima analisi, sottolineare quel passaggio determinante dalla democrazia formale, in cui si riconosce l’uguaglianza di fronte la legge e pratica sostanziale, poiché di fatto non tutti occupiamo la stessa posizione sociale. Partendo dal presupposto che “non siamo figli di Cristo, nè di Platone, ma di Machiavelli” , bisogna protendere verso una democrazia non semplificata, in cui non vi siano ostacoli da parte delle istituzioni, ma al contrario, sostegno ed incitamento, in modo da rendere il popolo partecipe e consapevole della propria dignità. Bisogna essere condotti verso una coscienza e un impegno politico pensato che si basi sul concetto di solidarietà. Quest’ultimo trova un sinonimo nel concetto di partecipazione, e se lo analizzassimo dal punto di vista delle scienze sociali, scopriremmo due significati: il primo colloca la solidarietà come fondamento della coesione sociale, vale a dire come consapevolezza del fatto che se noi esistiamo, siamo correlati ad altri; mentre la seconda definizione trova spazio nella disponibilità personale e collettiva, in quanto è inevitabile farsi carico dei bisogni altrui.

Quindi la solidarietà oltre ad essere base della coesione sociale, è prima di tutto una questione sentimentale, che riprende motivi logici ed affettivi, all’insegna di una ricerca di senso e di se stessi. Infatti, vari studiosi hanno differenziato tre forme di solidarietà: vi è quella comunitaria, istituzionalizzata e a scelta. 
I fucini calabresi insieme al Prof. Giorgio Marcello
La prima è una relazione face to face, molto intensiva ed esclusiva, che si instaura in famiglia, pertanto si tratta di un legame forte e si presuppone sincero; da evidenziare è la perdita di valori, e ancora di più la scomparsa di questo nucleo teoricamente fondamentale, ma che in realtà si sta sgretolando. La seconda forma di solidarietà è pensata per realizzare quei principi fondamentali, in cui vi è una coalizione tra estranei e non più collegamenti visivi e più ravvicinati; ma anche qui si assiste alla distruzione di elementi basilari quali la coscienza. Ed infine vi è la solidarietà a scelta che, a differenza delle altre due, si effettua con intenzionalità. Uno degli elementi su cui bisogna puntare è il volontariato organizzato, nato a metà anni ’70, che ha rivelato una straordinaria capacità istituente, basti pensare al movimento studentesco, sindacalista o ecclesiastico, in cui, soprattutto da parte dei giovani si è mostrata tanta vitalità. Il volontariato è retto dal concetto di gratuità, innanzitutto perchè non vi sono risorse finanziarie e il cui fine è quello di provare a stare nel proprio territorio, alimentando legami sociali; ma si ripercuote anche nella politica, in cui viene chiesto una partecipazione attiva della polis, per fronteggiare i bisogni di cui soffrono, partendo dalla radice. 

In conclusione, il professore Giorgio Marcello, dopo aver illustrato i punti cardini a cui dovrebbe aspirare la democrazia, torna alla situazione politica ed ecclesiale dell’Italia, un paese che si sta a mano a mano sbriciolando sotto i nostri occhi proprio perché manca quel passaggio fondamentale citato inizialmente, ovvero quello di creare menti sveglie, coscienti, determinate, con stimolo e forza di lottare contro le istituzione che spesso arrestano le idee prima ancora che nascano. Dossetti affermava che la storia non si ripete mai allo stesso modo, ma il rischio che stiamo percorrendo ricade proprio in qualcosa che è già successo, come se si stesse dando vita nuovamente a un forte regime fascista. L’invito a cui tutti noi dovremmo rispondere da veri cristiani è quello di non essere trattati come schiavi, ma come parte integrale della realtà circostante, non restando chiusi nella nostra libertà immaginaria. Obiettivo principali sono: ideare e fare cose nuove, in una parola, agire.

Alessandra Demaio

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