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lunedì 20 ottobre 2014

Il testamento spirituale di Paolo VI

Prosegue il cammino verso una conoscenza più approfondita della figura di Paolo VI (divenuto Beato lo scorso 19 ottobre) del gruppo cosentino con il testamento spirituale. Scritto il 30 giugno 1965 nel 3° anno di Pontificato, con qualche aggiunta nel 1972/73, Montini esprime le sue ultime volontà. Sin dall'inizio Giovanni Battista denota la sua umiltà ringraziando il Signore per averlo rigenerato e condotto alla pienezza de della vita, mostra gratitudine verso la famiglia e i suoi genitori (“oh siano benedetti i miei degnissimi genitori”) , verso chi lo ha educato, aiutato e circondato da affetto e fiducia. Un uomo riservato, pensieroso e molto intellettuale, non aveva grandi pretese e amava essere un parroco di paese (il suo “sogno” da sempre). Infatti nel testamento menziona “l’immeritato onore di essere ministro della Santa Chiesa” e di essere stato arcivescovo di Milano sulla cattedra dei santi Ambrogio e Carlo (“per me troppo alta”).  Invita la Chiesa ad ascoltare la parola che il popolo pronuncia “con gravità e amore”; incita  alla riconciliazione con i fratelli separati con pazienza, comprensione, amore; sul mondo soprattutto sprona tutti a servirlo, a studiarlo, ad aiutarlo e ad amarlo prima di assumerne i costumi e gusti. L’umiltà e la riservatezza  di questo Papa si nota anche dalla volontà di “morire povero” di disporre elemosine, di dare a chi merita e distruggere tutto ciò che riguardava i suoi scritti personali; la volontà di funerali semplici e senza catafalco, utilizzato per le esequie pontificie. Nonostante molti vedono in  Montini come una persona fredda e quasi distaccata, forse perché non ben capito, egli ha dimostrato di essere un lavoratore instancabile al fedele servizio di Dio, il tutto con il silenzio, con lo studio e il sacrificio, e, cosa importante, con amore, una parola che ricorre spesso nel testamento. Metterci amore in ogni cosa è fondamentale per andare avanti, per crederci, per sperare. Sono proprio queste le parole che aggiunge Paolo VI nel 1972 che devono risuonare da eco soprattutto per i giovani: Credo, Spero, Amo.

Alessandro Giordano

                                                                                                                                 

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