Giorno 17 Febbraio, il gruppo FUCI Cosenza “Francesca Gallo”
ha affrontato il tema del celibato ecclesiastico e della posizione della chiesa
nei confronti degli omosessuali, in occasione delle votazioni parlamentari su
ddl Cirinnà.
L’incontro, curato da Jessica Ritacco e Davide Spanò, è stato
realizzato dando una prima introduzione sul tema e successivamente la visione
di una video-intervista a don XXXXX, ex sacerdote dichiaratosi omosessuale; da
ciò si è poi lasciato ampio spazio al dibattito tra fucini.
Krzysztof Charamsa |
In primis, si è iniziato con una breve introduzione sulla
figura di Krzysztof Charamsa, teologo e presbitero polacco, che alla vigilia
dell’apertura del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia dello scorso ottobre, ha
pubblicamente dichiarato la propria omosessualità e l’esistenza del proprio
partner. Per queste motivazioni, Charamsa è stato soggetto, secondo le norme
del Diritto Canonico, alla pena della sospensione, che vieta l'esecuzione di
tutti gli atti della potestà di Ordine e di indossare l'abito ecclesiastico.
La video-intervista a don XXXX ha illustrato l’esperienza
personale dell’ormai ex sacerdote: dopo essersi dichiarato gay, XXXX è stato
ripreso dal suo vescovo il quale lo ha invitato a frequentare per un certo
periodo di tempo il monastero dei Venturini a Trento, luogo in cui raccogliersi
per un periodo di discernimento personale. Al suo rifiuto, si è proceduto alla
stessa procedura imposta all’ex monsignor Charamsa (sospensione dall’Ordine).
Successivamente XXXX racconta come continua comunque la propria missione
sacerdotale attraverso la fondazione della Metropolitan Church aperta a tutti i
soggetti quale che sia la tendenza sessuale.
La video-intervista ha introdotto poi spunti interessanti al
dibattito. Primo fra tutti la differenza tra sacerdoti diocesani (non
appartenenti ad una famiglia religiosa e soggetti solo a promessa di celibato,
obbedienza al proprio vescovo e preghiera e santificazione) dai sacerdoti
religiosi (appartenenti ad una famiglia religiosa per esempio: francescani,
gesuiti, salesiani, ecc. e tenuti ad emettere i tre voti, quello di castità,
quello di povertà e quello di obbedienza). Inoltre ha suggerito
l’approfondimento di
un documento del 2005 della Congregazione per l'Educazione Cattolica, riguardante i criteri di discernimento vocazionale per le persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri (presentato come un documento che vieta agli omosessuali l’accesso al seminario e al sacramento dell’Ordine).
un documento del 2005 della Congregazione per l'Educazione Cattolica, riguardante i criteri di discernimento vocazionale per le persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri (presentato come un documento che vieta agli omosessuali l’accesso al seminario e al sacramento dell’Ordine).
L’approfondimento tra fucini attraverso il dibattito ha
messo in evidenza la grande confusione che verte sul tema. Innanzi tutto, dallo
studio del suddetto documento è emerso come il Dicastero suggerisce soltanto un
periodo di prova e discernimento non per gli omosessuali intenzionati a
consacrarsi a Cristo, bensì per colore che praticano l’omosessualità o
sostengono la “cultura gay”, andando contro rispettivamente alla promessa di
celibato/voto di castità (a seconda dei casi) o al disegno divino della famiglia
concepita come tra uomo e donna. Inoltre questo non rappresenta alcuna forma di
discriminazione dal momento che la medesima prova e il medesimo discernimento
viene naturalmente richiesto anche agli eterosessuali.
Per quanto concerne poi il celibato dei sacerdoti, si è
avuto modo di comprendere che questo è solo una regola imposta dagli uomini e
contenuta nel Catechismo della Chiesa Cattolica; lo stesso papa Francesco ha
dichiarato “il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io
apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di
fede, c’è sempre la porta aperta”. Ciò implica che tale regola può essere
modificata ma, fintanto che in vigore, questa non può rimanere inosservata.
Come qualsiasi altra istituzione, religiosa o laica che sia, esistono delle
regole da osservare per poterne fare parte, cui non sono esenti i sacerdoti
stessi. Le critiche mosse in questo senso devono pertanto essere costruttive (e
non fini a sé stesse) e volte a discutere solo la possibilità di modificare il
regolamento dettato dagli uomini, non i dogmi di fede che sono immodificabili.
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