Durante gli ultimi due
incontri, i giovani universitari del gruppo FUCI Cosenza hanno riflettuto sul
tema della gioia cristiana partendo dall’analisi di uno scritto di Padre Lino
Pedron – religioso e sacerdote della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro
Cuore (dehoniani) – dal titolo: “La gioia cristiana”. La divisione in piccoli
gruppi/laboratorio ha permesso uno studio attento e approfondito analizzando i
vari aspetti che emergevano dal documento.
È difficile in questo tempo e in una società
tanto assopita dalla noia e dall’indifferenza credere di poter vivere nella
gioia perché la si associa ad una mancanza di problemi, ad una stabilità
economica e alla realizzazione della carriera. Il mondo attuale rischia di cadere
in “una tristezza individualistica che scaturisce dal cuore comodo e avaro,
dalla ricerca malata dei piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”, scrive
Papa Francesco. Ma è proprio questo mondo ad essere alla ricerca della vera
gioia e avverte una profonda sete di felicità.

Una gioia esplicitata anche dai padri della
chiesa sin dall’antichità: "era pieno di coraggio e allegrezza e il suo
volto splendeva di gioia", scrivono del Vescovo San Policarpo
nell’affrontare il martirio. E ancora, S. Agostino scrive: “la tua gioia
è nel
Signore, egli è sempre con te, e non in una sola stagione; lo hai di notte, lo
hai di giorno... da lui ti verrà sempre la gioia".
Non è dunque l’avere, il possedere, il veder
realizzati i propri progetti a rendere felici ma è dall’incontro con Cristo che
scaturisce la gioia del cristiano e dall’amare e dal sentirsi amati. Come
scrive S. Tommaso d’Aquino: "La gioia è causata dall’amore".
Il padre dehoniano conclude dicendo che “la
gioia è un nostro dovere di uomini e di cristiani. È la testimonianza più
credibile e avvincente. La gioia che emana dal cristiano non può essere un
fatto eccezionale, come un abito che si indossa nelle feste solenni: deve
essere un fatto quotidiano, feriale, perché Dio, nostra gioia, è con noi e
dentro di noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)”.
Jessica Bagalà
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