di operaia la Weil abbandona la concezione di una conoscenza nozionistica della realtà (come la intendeva Cartesio) e vi preferisce l'immediatezza dell'esperienza vissuta. Per lei “conoscere” significa staccarsi da se stessi, abbandonare i propri limiti e aprire l’anima al trascendente grazie all’attenzione. Ed è proprio perquesto motivo che potremmo definirla come filosofa dell’attenzione, del porsi dinanzi alle cose senza nessuna pretesa, dove lo scopo non è più la conoscenza stessa ma la consapevolezza della bellezza della vita e la volontà di comunicarla ai popoli. Molto interessante è il suo modo di intendere la fede. Pur rifiutando sempre di entrare a far parte della Chiesa cattolica tramite il battesimo, la Weil si considera una cristiana a tutti gli effetti. La sua concezione di cristianesimo abbraccia il mondo intero, il suo modello di ecclesialità include anche i non battezzati e tutti coloro che, pur non avendo mai conosciuto una sola parola del Vangelo, vivono secondo gli stessi principi di carità e giustizia. Scrive: “Non posso diventare cristiana perché mi rendo conto di esserlo sempre stata, di aver sempre agito per la Croce.” Il mistero del Crocifisso diventa lògos, punto di partenza e d’interpretazione di tutte le cose.Dalla filosofia di Hegel la Weil riprende il concetto di una realtà in eterno divenire dialettico, un perenne scontro tra verità e menzogna, dove la prima è destinata a prevalere sulla seconda. Il messaggio ultimo dell’esistenza è quello di porsi dinanzi al mistero di Cristo presente nell’Eucarestia: con Lui solo si possono intuire la felicità e il senso della vita; solo accettando l’imperfezione e il dolore, solo sperimentando l’assurdo nella vita quotidiana si può giungere finalmente alla perfezione della verità.
Simone Weil insomma, pur essendo vissuta nel Novecento e avendone ricevute numerose influenze, non potrebbe essere più attuale di così. La sua storia può diventare un punto di riferimento in un’epoca disorientata e disillusa come la nostra: il suo esempio di donna coerente ci sprona a non perdere la speranza; ci ricorda di volgere sempre lo sguardo a chi è relegato nelle periferie, economiche e culturali, della nostra società; e ci invita a dimenticare la platealità dei nostri gesti, a non ricercare il consenso e a giocare pienamente il nostro ruolo, per fare la vera rivoluzione nel nostro piccolo. Una voce che dà una scossa ai Cristiani del Terzo millennio e li spinge a rimboccarsi le maniche per scendere in campo ed essere testimoni nel mondo e per il mondo.
Cristina Iorno
Brava Cristina! Complimenti! :)
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