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venerdì 15 novembre 2013

Conferenza sulla figura di Simone Weil

“Vivere conoscendo e conoscere vivendo.” : in questa frase si potrebbe riassumere tutta la filosofia di vita, o meglio, tutta la vita della donna che il mondo conobbe come Simone Weil. Mercoledì 13 novembre 2013 noi giovani studenti, membri della Fuci cosentina, abbiamo avuto il privilegio di approfondire il pensiero di questa filosofa grazie all’intervento del professor Vincenzo Corseri, ricercatore presso l’Università di Palermo. Il professore ha esordito definendo la Weil come una “patrona laica degli studiosi dell’esistenza, di chi decide di immergersi nella vita e di non compromettersi di fronte a nulla.” Simone Weil ha infatti radicalizzato la propria esistenza mettendo in atto sino alla fine i principi di cui si faceva portatrice. Simone Weil vive poco ma intensamente: il suo viaggio dura 34 anni ed è interamente segnato dalla ricerca della verità. Di origine ebraica ma agnostica sino ai vent'anni, dedica gran parte della sua giovinezza allo studio della filosofia e una volta laureata alla Sorbonne di Parigi, inizia a insegnare nei licei appena ventiduenne. Il suo metodo didattico non si limita ai testi tradizionali, inglobando anche il pensiero di culture lontane e antiche. Ma questa prospettiva di vita non la appaga pienamente e decide di darvi una svolta: lascia la cattedra per inserirsi nell'inferno dell'industrializzazione, andando a lavorare in fabbrica. Qui sperimenta le pene fisiche e psicologiche cui sono sottoposti gli operai ed è proprio nell'arco della giornata lavorativa che ritaglia quegli attimi di contemplazione e riflessione che la porteranno a concepire la fatica come modo per accostarsi alla Croce di Cristo, come fonte di esperienza che avvicina al vero. Tanto nel suo compito d’insegnante quanto in quello
di operaia la Weil abbandona la concezione di una conoscenza nozionistica della realtà (come la intendeva Cartesio) e vi preferisce l'immediatezza dell'esperienza vissuta. Per lei “conoscere” significa staccarsi da se stessi, abbandonare i propri limiti e aprire l’anima al trascendente grazie all’attenzione. Ed è proprio perquesto motivo che potremmo definirla come filosofa dell’attenzione, del porsi dinanzi alle cose senza nessuna pretesa, dove lo scopo non è più la conoscenza stessa ma la consapevolezza della bellezza della vita e la volontà di comunicarla ai popoli. Molto interessante è il suo modo di intendere la fede. Pur rifiutando sempre di entrare a far parte della Chiesa cattolica tramite il battesimo, la Weil si considera una cristiana a tutti gli effetti. La sua concezione di cristianesimo abbraccia il mondo intero, il suo modello di ecclesialità include anche i non battezzati e tutti coloro che, pur non avendo mai conosciuto una sola parola del Vangelo, vivono secondo gli stessi principi di carità e giustizia. Scrive: “Non posso diventare cristiana perché mi rendo conto di esserlo sempre stata, di aver sempre agito per la Croce.” Il mistero del Crocifisso diventa lògos, punto di partenza e d’interpretazione di tutte le cose.Dalla filosofia di Hegel la Weil riprende il concetto di una realtà in eterno divenire dialettico, un perenne scontro tra verità e menzogna, dove la prima è destinata a prevalere sulla seconda. Il messaggio ultimo dell’esistenza è quello di porsi dinanzi al mistero di Cristo presente nell’Eucarestia: con Lui solo si possono intuire la felicità e il senso della vita; solo accettando l’imperfezione e il dolore, solo sperimentando l’assurdo nella vita quotidiana si può giungere finalmente alla perfezione della verità.
Simone Weil insomma, pur essendo vissuta nel Novecento e avendone ricevute numerose influenze, non potrebbe essere più attuale di così. La sua storia può diventare un punto di riferimento in un’epoca disorientata e disillusa come la nostra: il suo esempio di donna coerente ci sprona a non perdere la speranza; ci ricorda di volgere sempre lo sguardo a chi è relegato nelle periferie, economiche e culturali, della nostra società; e ci invita a dimenticare la platealità dei nostri gesti, a non ricercare il consenso e a giocare pienamente il nostro ruolo, per fare la vera rivoluzione nel nostro piccolo. Una voce che dà una scossa ai Cristiani del Terzo millennio e li spinge a rimboccarsi le maniche per scendere in campo ed essere testimoni nel mondo e per il mondo.


Cristina Iorno

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