Rende. Il giorno 4 Febbraio 2015,
il gruppo FUCI “F.Gallo” di Cosenza, si è riunito presso la cappella
universitaria dell'Unical, per trattare la figura di Enrico Medi, personaggio
non del tutto sconosciuto ai membri del gruppo. L’incontro, già in programma
per il 28 Gennaio e successivamente rinviato a causa delle avverse condizioni
metereologiche, si è svolto in occasione della ricorrenza di San Tommaso d’Aquino,
patrono delle università, giorno che la FUCI dedica annualmente al tema dello
studio e della ricerca.
Il tema è stato sviluppato e curato
da Davide Mantoan, attuale Rappresentante dell’Assemblea Federale (RAF) in
Consiglio centrale della FUCI.
La discussione su Medi si è
svolta toccando diversi aspetti propri di questo personaggio alternandosi fra
politica, scienze e messaggi di incoraggiamento rivolti ai giovani.
Enrico Medi nasce a Porto
Recanati il 26 aprile 1911. Sviluppa i suoi studi nel campo della fisica fino a
collaborare con autorevoli scienziati come Enrico Fermi sugli studi atomici. Fervente
cattolico, si dimise da tale ricerca per motivi personali, intuendo che la
medesima era volta a sviluppare la bomba atomica. Successivamente, lavorò per la
NASA contribuendo agli studi teorici che permisero in seguito lo sbarco sulla
luna.
Fu membro dell’assemblea
costituente della DC e deputato dello stesso partito. Rinunciò alla politica
per motivi morali, ed in seguito, si dedicò alla diffusione della scienza al
pubblico di massa realizzando un programma su esperimenti
fisici per la RAI. Fu nominato vice presidente dell’EURATOM da cui si dimise sempre per motivi personali, e venne chiamato dal Santo Padre Papa Paolo VI che lo invitò a dedicarsi alla vita politica della DC venendo eletto nuovamente deputato.
fisici per la RAI. Fu nominato vice presidente dell’EURATOM da cui si dimise sempre per motivi personali, e venne chiamato dal Santo Padre Papa Paolo VI che lo invitò a dedicarsi alla vita politica della DC venendo eletto nuovamente deputato.
Medi, durante i suoi incarichi, dedicò
una grandissima attenzione ai giovani e ai loro studi, invogliandoli a
formarsi ed esortandoli alla costante ricerca della Verità.
Fu l'uomo che riuscì a unire molto
semplicemente scienza e fede affermando che non si può discutere di una senza
trattare l’altra. Fu uno studioso completo: in nessuno dei suoi discorsi trattò
un solo argomento, ma spaziava sempre con estrema facilità dalla scienza alla
religione, dalla filosofia alla politica. La sua attenzione verso i giovani era
sempre presente e costante.
Riguardo ciò lasciò questa
dichiarazione dal contenuto estremamente profondo:
Il Professor Enrico Medi |
"Il caso è la parola più idiota che si possa dire. Gli scienziati scoprono la perfezione di qualcosa e poi attribuiscono il merito al caso, passando quindi dalla scienza all’idiozia. State attenti giovani! Niente è caso! La parola caso non è altro che l’ignoranza dell’uomo, l’arresa dell’intelletto davanti le difficoltà dell’incomprensibile. Tu studente non puoi accettare “il caso” come spiegazione. Se ti viene detto che 5x6 fa 30 accettalo perché la risposta è questa, in virtù di un ragionamento logico che è alla sua base. Se il più grande scienziato del mondo dice che la perfezione dell’universo è frutto del caso, non puoi e non devi accettarlo, ma devi ricercare la vera motivazione".
La dichiarazione sopracitata era ed è indirizzata ai giovani suggerendo una via per sviluppare uno spirito critico, senza quindi imporre le proprie convinzioni o il proprio credo religioso. L’importante è la ricerca e lo studio che per lui portavano direttamente a Dio.
Enrico Medi era molto legato alla
crescita culturale giovanile e lascia un preciso messaggio, un monito,
un'eredità intellettuale non indifferente dicendo:
“Imparate a meditare. Non lasciatevi confondere dalle parole che ci bombardano dalla radio, tv, giornali ecc. ma agganciatevi solamente alle cose essenziali e traete voi le conclusioni. La Verità è unica e bisogna propendersi ad essa in maniera personale senza lasciarsi traviare”.
Detto questo, noi giovani studenti
universitari, noi futura classe dirigente, siamo coscienze di libero pensiero
oppure siamo “schiavi” di ciò che si viene detto attraverso i mezzi di
telecomunicazione e social network? Siamo in grado di ragionare con la nostra
testa e di arrivare a determinate conclusioni?
Carlo Borsani
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