Mercoledì 30 ottobre,nella cappella
universitaria, i ragazzi della fuci hanno incontrato il professore del
dipartimento di scienze politiche e sociale e direttore della SSSAP Silvio
Gambino, Che si é offerto di spiegare ai tanti fucini, ma anche vari studenti
universitari spinti dalla curiosità del tema, le potenzialità e i limiti della
riforma costituzionale. Il professore ha offerto un'ampia lettura di una
riforma che ci riguarda in prima persona, usando anche, ove possibile, un
linguaggio più semplice e meno giuridico per sensibilizzare maggiormente le
nostre menti.
L'intervento si è basato su un'idea portante, quale la "bella" costituzione che ci rappresenta. Essa si diversifica dalle altre in quanto non considera più l'individuo come soggetto a se stante, bensì come persona, che se da un lato è sinonimo di limite, per quanto riguarda le azioni dei singoli poteri dello stato; dall'altro fortifica la componente cattolica, che acquisisce un ruolo sempre più determinante. Basti pensare che la sovranità risiede nel cittadino e non più nel parlamento; finchè c'è la costituzione, il parlamento non è più sovrano, ciò lo recita l'art 1 della costituzione. Essa regola la cittadinanza all'interno della società,tutto questo è diritto e potrebbe sembrare utopia, ma sta a noi a farla diventare politica.
A tal proposito è necessario distinguere il
concetto di legge da quello di costituzione: il primo riflette le culture
differenti, quindi basato sul pluralismo, ma esso non deve essere concepito
come costituzione. Con quest'ultimo si indica il modello prefigurato di
società, che cattolici, marxisti e laici hanno costruito. In questo momento, la
costituzione viene considerata come una sorta di spartiacque, in quanto il
funzionamento della stato rispetto alla società subisce costantemente
cambiamenti.
Ed è proprio la procedura della revisione della costituzione (art. 138,art.139) , che il governo Letta intende modificare. Il problema di fondo sta nella nozione di deroga, che divide parlamentari e costituzionalisti,in quanto essa è connessa al cambiamento di un singolo dettaglio, "una tantum" ;non si tratta di una riforma, attraverso cui avviene una trasformazione radicale.
Perciò il professore Gambino conclude con
un'esortazione:"per difendere la costituzione non bisogna stare in
pantofole ed essere passivi", vale a dire che non bisogna assolutamente
mollare lo stato,ma ancor di più "non mollare i partiti in mano dei
piranha", che nonostante presentino discontinuità e incoerenza tra i vari
ideali, e piuttosto di coalizzarsi, non fanno altro che creare ulteriori
segmenti di rottura nello stato, sono il punto focale della libertà di
pensiero. E per quanto sia inevitabile una catastrofe,che riguarda i vari
campi,a partire da quello economico per poi arrivare a quello sociale, resta
immutato il compito dello stato, che deve intervenire e interferire con il
cittadino, il quale deve attuare ciò che viene sancito dalla carta
costituzionale e proteggere la costituzione anche con gli istituti di
partecipazione.
Il prof.Gambino ha iniziato e terminato il
dibattito con la medesima frase "c'è un tempo e una storia che guida il
cambiamento". Meditiamo su ciò che avviene sotto i nostri occhi,
affiancando la teoria alla pratica, o meglio, passando dall'astrattismo delle
nostre idee alla concretezza.
realizzato con la collaborazione di FEDERICA MARTIGNANI
RispondiEliminaBuono da Vero!
RispondiEliminaGracias! Crees que fue interesante lo que dijo el prof Gambino?
RispondiEliminaMolto Interesante, ma possiamo laborare piu sul reforme
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